Allenamento moderato o vigoroso?
Sebbene l’esercizio fisico debba essere un piacere, molte persone lo vedono come un male necessario.
Il Ministero della Salute italiano raccomanda:
• per bambini e adolescenti: 60 minuti al giorno di attività di intensità da moderata a vigorosa;
• per gli adulti (dai 18 anni): 150 minuti a settimana di attività di intensità moderata.
Se l’obiettivo è migliorare la forma fisica o abbassare la pressione sanguigna, l’esercizio fisico moderato è sufficiente e proficuo, osserva il dottor Lin.
Non lo è se l’obiettivo è perdere peso, a meno che non si presti attenzione anche alla dieta.
“È difficile per le persone cambiare subito. Quindi di solito dico loro che, se si esercitano, non dovrebbero preoccuparsi troppo della dieta, ma di abituarsi all’allenamento”, consiglia il dottor Lin.
Tuttavia l’esercizio deve essere vigoroso, se si vuol perdere peso.
Come conferma il dottor Lin, molte delle persone in America che hanno partecipato a un reality show, il cui scopo era proprio dimagrire tramite allenamento costante e intensivo, subito dopo la fine dello show, hanno riacquistato i loro chili persi.
Recenti studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico moderato, regala maggiori benefici cardio-metabolici, rispetto a quello vigoroso.
Infatti secondo il dottor Lin, i danni muscolo-scheletrici sono maggiori con esercizi vigorosi, soprattutto negli anziani o in coloro che cominciano senza nessuna gradualità.
“Consiglio sempre di essere cauti, e di procedere in maniera graduale e controllata” sottolinea il dottor Lin.
Verdetto: Per perdere peso è meglio un esercizio vigoroso
Sigarette classiche o elettroniche?
Molti medici vogliono che i loro pazienti “fumino per smettere”.
Gli effetti negativi delle sigarette tradizionali sono ben noti, ma poco si sa sulle sigarette elettroniche. Le prime opinioni sulle sigarette elettroniche erano tutte negative, perché contengono nicotina e sostanze chimiche cancerogene nel vapore emesso .
Al di fuori degli Stati Uniti questa visione è stata superata, e le sigarette elettroniche sono ora commercializzate in alcuni paesi come aiuto per smettere di fumare.
Recentemente, gli Stati Uniti sembrano avere un punto di vista simile.
Come afferma il dottor Lin: “Anche se la ricerca sulle sigarette elettroniche è ancora piuttosto scarsa e stiamo ancora cercando di capirne gli effetti a lungo termine, l’opinione comune è che, se devi proprio fumare, scegli le sigarette elettroniche“.
Le prove a sostegno delle sigarette elettroniche, come aiuto a smettere di fumare, sono però inconcludenti.
Il dottor Lin ritiene che i fumatori che hanno provato a smettere di fumare in molti altri modi, dovrebbero provare le sigarette elettroniche.
“Di solito, si finisce col dire che non potrebbero essere peggio di fumare normalmente”, ammette.
La principale preoccupazione per le sigarette elettroniche è: se i non fumatori (in particolare i giovani) le provano, passeranno alle sigarette classiche?
Molti studi hanno indicato che l’uso di sigarette elettroniche da parte dei giovani, aumenta le probabilità di fumare sigarette classiche.
“La maggior parte degli adolescenti con cui parlo ha provato le sigarette elettroniche, e molti credono che siano meno dannose delle sigarette tradizionali”, osserva il dott. Lin. “Se diventa una tendenza diffusa, potremmo ritrovarci con un’intera generazione di adolescenti agganciati alle sigarette, cosa possibile solo con le sigarette elettroniche”, avverte.
“Quando parliamo con i giovani, bisogna spiegar loro che non dovrebbero cominciare affatto”, sottolinea.
Verdetto: Le sigarette elettroniche sono meglio di quelle classiche, ma solo per i fumatori!
Casa piena di antibatterici, o di microbi?
Chiederete: cosa c’entra con la forma fisica e la dieta? Ve lo spieghiamo subito.
Uno dei modi migliori per prevenire la diffusione di infezioni batteriche nelle case, è mantenere una casa pulita. Specialmente la cucina, può essere contaminata da agenti patogeni come Escherichia coli e Salmonella.
I detergenti per la casa antibatterici sono pubblicizzati per offrire benefici maggiori rispetto ai normali prodotti di sapone, ma gli esperti dubitano che siano effettivamente più efficaci.
Il dottor Lin concorda sul fatto che poche prove supportano l’uso efficace di prodotti antibatterici per la pulizia della casa.
“La gente pensa che ‘più pulito’ sia più sano, ma questi prodotti non sono necessari per questo fine”, dice.
“In cucina, segui le pratiche sicure di conservazione e preparazione degli alimenti ”, continua.
“Cuoci bene la carne e assicurati di lavare le verdure con acqua normale: questo è tutto ciò che devi fare per prevenire Escherichia coli e altri agenti patogeni”.
Oltre ad essere inutili, sono sorti dubbi sui potenziali effetti dannosi dell’uso a lungo termine di detergenti antibatterici, incluso lo sviluppo di resistenza batterica.
Troppa enfasi dell’igiene e la pulizia nei paesi industrializzati, con conseguente ridotta esposizione a una serie di batteri, virus e altri agenti patogeni, è stata collegata alla disfunzione dei meccanismi immunoregolatori (“l’ipotesi dell’igiene”).
“C’è qualcosa nell’ipotesi dell’igiene: se hai un sistema immunitario funzionante, non dovresti aver bisogno di sapone antimicrobico”, dice il dottor Lin.
Un gruppo di agenti antimicrobici noti come “sali di ammonio quaternario” (o “quats”) sono stati associati a effetti dannosi sullo sviluppo, come l’inibizione della funzione mitocondriale e la segnalazione degli estrogeni compromessa.
Verdetto: Mantieni la tua casa pulita, ma non usare antibatterici.
Convincere i pazienti a cambiare abitudini
La chiave per convincere i pazienti ad adottare abitudini più salutari, è continuare a ricordarglielo, senza essere troppo duri o negativi.
“Puoi demotivare il paziente, e lui sarà scoraggiato ad agire perché il dottore lo fa sempre stare male”, avverte il dottor Lin.
“Un giorno, quando sembra che il paziente ci abbia rinunciato, improvvisamente sarà disposto a farlo, ma se sei tu a perdere le speranze, allora perderai la battaglia” suggerisce.
“Bisogna essere realistici, ma mai pessimisti riguardo all’incapacità del paziente di cambiare. Altrimenti rischierà di non crederci più”, conclude.
Articolo scritto da Marco Testa, rielaborando in forma discorsiva i contenuti delle seguenti fonti:
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